LA MOBILITA' ARTICOLARE NELLA DANZA

Scritto il 06/11/2020
da Antonella Balducci


La mobilità articolare rappresenta la capacità e la qualità che permette ad un atleta di eseguire movimenti di grande ampiezza di una o più articolazioni, sia volontariamente che in presenza di forze esterne.

All'interno della mobilità articolare, altrimenti definita flessibilità, vi sono due concetti che dipendono dalla mobilità stessa: l'articolarità, che coinvolge la struttura delle articolazioni e la capacità di allungamento muscolo tendinea che riguarda muscoli, legamenti, tendini e capsula articolare.

Nella danza si parla soprattutto di mobilità articolare attiva vale a dire la massima escursione di movimento di un'articolazione che un atleta può raggiungere contraendo i muscoli agonisti e contemporaneamente rilassando ed estendendo gli antagonisti.

La mobilità articolare è un presupposto basilare per l'esecuzione di movimenti qualitativamente e quantitativamente migliori. Con una migliore mobilità si possono eseguire tutti i movimenti di grande ampiezza con maggiore forza, rapidità, facilità, fluidità ed espressività. Per questo è considerata componente fondamentale del processo di allenamento.

Senza una sufficiente capacità di allungamento e di rilassamento della muscolatura, è difficile che si riesca ad eseguire un movimento coordinato e tecnicamente perfetto. La facilità e l'armonia dei movimenti di una ballerina, dipendono sostanzialmente dall'elevato sviluppo della sua mobilità articolare che è anche presupposto per la forza espressiva ed estetica di molti movimenti generali o segmentali del corpo.

Una buona flessibilità è anche un contributo importante per una buona tollerabilità del carico e per la prevenzione agli infortuni.

Mobilità articolare due

La mobilità articolare svolge un ruolo non trascurabile in quella che è la rapidità. Un pre-stiramento ottimale dell'articolazione talocrurale permette un maggior impulso di forza nella spinta a terra. La restituzione di elasticità dopo un precarico non avviene sia se la struttura è troppo rigida, sia se è troppo cedevole. La danza, in questo caso, rappresenta una situazione borderline.

La plasticità, raggiunta tramite il mantenimento attivo o passivo delle posizioni (stretching), determina, talvolta, una mobilità articolare massimale che potrebbe rappresentare un limite per lo sviluppo della rapidità nei ballerini. In ogni modo, una buona mobilità permette di eseguire movimenti più rapidi e potenti in quanto si allunga la traiettoria di accelerazione, diminuisce la resistenza dei muscoli antagonisti e, di conseguenza, grazie all'aumento del pre-stiramento, è possibile coinvolgere un numero maggiore di fibre muscolari. In ugual modo, una muscolatura accorciata e con una minor capacità di allungamento è causa dell'espressione di una forza minore.

Mobilità articolare tre

Esiste infatti una lunghezza ottimale del sarcomero per ottenere la miglior risposta contrattile: la forza di contrazione sarà minore sia per i sarcomeri più lunghi (vedi il precedente riferimento alla plasticità delle ballerine) sia per quelli più corti. Uno sviluppo della massa muscolare portata all'estremo come quella dei culturisti, può sfociare in limitazione della mobilità di natura meccanica ma tuttavia, resta un caso eccezionale.

La muscolatura ipertrofica e la mobilità articolare non si escludono a vicenda, tant'è che Harre è riuscito a dimostrare che se si allena adeguatamente la mobilità articolare, questa non viene danneggiata dall'aumento della massa muscolare. Quando si parla di flessibilità, una muscolatura ipertrofica non deve essere considerata solo dal punto di vista limitante ma anche da quello degli ulteriori possibili aumenti della mobilità stessa, soprattutto se prendiamo in considerazione la mobilità articolare attiva.

Mobilità articolare quattro

In questo caso la forza è un fattore che aiuta a determinare quale sia l'ampiezza del movimento che si riesce a raggiungere. Come già accennato, l'articolarità è il risultato della forma e della direzione delle ossa nelle superfici articolari, pertanto, può differire da soggetto a soggetto in base alle caratteristiche anatomiche di ogni singolo individuo.

L'articolarità e la capacità di allungamento possono essere aumentate con un allenamento intensivo, sebbene entro certi limiti. Come dimostrano ricerche effettuate su ballerini e ballerine di danza classica (Berquet 1979), nella regione delle articolazioni allenate, soprattutto nell'anca, si riscontra una maggior mobilità legata alla durata dell'allenamento della danza. Questa deve essere attribuita ai cambiamenti indotti dal carico nelle relative articolazioni. È possibile che la capacità di allungamento muscolo tendinea si sviluppi troppo portando ad un eccesso di flessibilità e di conseguenza ad instabilità e lassità articolare. Un'eccessiva flessibilità può così diventare pericolosa al pari di una ridotta mobilità articolare: entrambe le condizioni aumentano infatti il rischio di infortuni.

Anche se non arrivano a lacerarsi, legamenti e tendini troppo allungati, possono influire sulla stabilità dell'articolazione, aumentandone enormemente il rischio di lesione. Esiste infatti un compromesso tra flessibilità e stabilità: quando si diventa "più sciolti" in una particolare articolazione, i muscoli stabilizzatori offrono meno supporto.

Nella danza, in particolar modo nel balletto, la mobilità articolare è una caratteristica necessaria ed essenziale per poter accedere al mondo del professionismo. Quando si parla di flessibilità ci si riferisce soprattutto alla mobilità articolare dell'anca, del rachide e della caviglia.

Durante l'allenamento del ballerino, indipendentemente dal periodo dell'anno in cui ci troviamo, il metodo di allungamento più usato è quello statico ovvero il cosiddetto stretching. Questa metodologia cerca di ridurre al massimo il riflesso da stiramento (fusi neuromuscolari), sfruttando al meglio il riflesso inverso da stiramento mediato dagli organi tendinei del Golgi.

Si raggiunge una posizione di allungamento estremo e si cerca di mantenerla nel tempo senza giungere ad una sensazione di dolore che, per via riflessa, aumenterebbe notevolmente la tensione del muscolo interessato impedendone il lavoro di allungamento (riflesso da stiramento). Per un aumento a lungo termine della capacità di allungamento, periodi di mantenimento di alcuni minuti delle posizioni di massima escursione sono del tutto abituali. Una determinata posizione di allungamento è una condizione particolarmente efficacie per il raggiungimento della massima mobilità delle articolazioni più importanti per la performance, come anche e rachide.

Mobilità articolare cinque