SISTEMA IMMUNITARIO E CORSA....

Scritto il 09/09/2020
da Antonella Balducci


La corsa ha influenza sul sistema immunitario? Si tratta di uno di quegli argomenti in cui la ricerca mostra tutti i suoi limiti e ciò ci fa capire quanto sia importante non scambiarla per scienza, bensì vederla come una fase transitoria in cui non si può ancora affermare nulla di conclusivo.

Molti autori (Noakes, Ambrogi ecc.) dicono chiaramente che c’è una grande confusione in materia e che occorre suddividere ciò che è ancora oggetto di studio da ciò che è consolidato. La situazione è poi complicata dal fatto che in ogni condizione studiata esistono parametri che migliorano e altri che peggiorano ed è quindi necessario fare un bilancio per valutarne il beneficio globale.

Il sistema immunitario...

Il nostro sistema immunitario (vedi) è costituito da cellule (linfociti, plasmacellule e loro precursori), da organi linfoidi primari (timo e midollo osseo) e secondari (milza, linfonodi e tessuto linfoideo delle mucose); inoltre grande importanza rivestono mediatori chimici come le immunoglobuline o anticorpi, le linfochine, le interleuchine ecc.

Scopo primario del sistema immunitario è di vigilare sulle sostanze che cercano di interagire con il nostro organismo, distinguendo fra ciò che fa parte del nostro corpo (il self) e ciò che invece ne è estraneo (il non self).

Ovviamente un deficit del sistema immunitario si può ripercuotere gravemente su tutto l’organismo che di fatto perde la protezione contro gli agenti esterni (condizione di immunodeficienza); singolare il fatto che un’alterazione delle difese immunitarie può anche scatenare gravi malattie contro i tessuti dell’organismo stesso (malattie autoimmuni nelle quali l’organismo agisce contro il self).

Sistema immunitario – Quando la corsa fa bene....

La maggioranza degli autori concorda sul fatto che la corsa incrementi le difese immunitarie. Ciò significa che le variazioni che lo sforzo induce sono globalmente positive. Se è vero che aumenta la produzione di determinati ormoni (cortisolo e catecolamine) con una reazione immunologica da stress (uno studio pubblicato qualche tempo fa su The British Journal of Sports Medicine consigliava di non correre al mattino per l’elevato valore di questi ormoni), aumenta anche fino a sei volte la produzione di leucociti killer e di interferone (Hanson e Flaherty, 1981; Viti et. al., 1985), importanti per la profilassi delle infezioni virali e delle neoplasie. Inoltre l’interleuchina-1 (IL1, il vecchio pirogeno endogeno di Cannon e Kluger, 1983) alza la temperatura del corpo, creando un ambiente che è meno favorevole alla crescita e alla riproduzione di virus e batteri.

Inoltre Pedersen (1997) ha mostrato come i muscoli sottoposti a sollecitazione prolungata producano interleuchina-6 (IL6) che mantiene stabile l’immunità cellulare.

Che il bilancio sia sostanzialmente positivo è facilmente dimostrato dai tanti atleti che dopo le gare domenicali in climi freddi si cambiano all’aperto, praticamente immuni dai classici malanni stagionali.

Sistema immunitario e corsa

La maggioranza degli autori concorda sul fatto che la corsa incrementi le difese immunitarie.

Sistema immunitario – Quando la corsa fa male...

D’altro canto è risaputo che atleti d’élite soffrono spesso di immunodeficienza, arrivando persino a compromettere una stagione per un’improvvisa infezione. Già dal 1990 (Nieman, Johanssen, Lee e Arabatzis) si sa che le infezioni delle vie aeree sono sette volte più frequenti in maratoneti professionisti che nella popolazione di controllo.

Lo stesso discorso vale per amatori ultramaratoneti nei quali si riscontra molto spesso un netto abbassamento delle difese immunitarie dopo la prova. Occorre ricordare che anche chi è sovrallenato ha un abbassamento delle difese immunitarie e che la stessa situazione è evidenziabile in chi esegue uno sforzo senza il necessario allenamento, situazione tipica del principiante che esagera o del runner evoluto che affronta distanze per le quali è preparato sommariamente; sembra che la causa di questa situazione negativa sia rapportabile al danno muscolare, massimo in chi non è preparato alla prova cui si sottopone.

Per contro, molti amatori con attività trentennale non presentano alcuna diminuita capacità immunitaria, come verificato con la tipizzazione dei linfociti, un esame che valuta il rapporto fra linfociti T8 (suppressor, che inibiscono la formazione di anticorpi) e linfociti T4 (helper, che stimolano la formazione di anticorpi).

In medio stat virtus....

Come valutare questi dati contrastanti? Sembra ragionevole (Uhlenbruck, 2005) proporre anche per il sistema immunitario gli stessi risultati ottenuti per il sistema cardiovascolare dal vecchio studio di Harvard, la curva di beneficio ha un massimo per una pratica settimanale attorno ai 50 km (consumo di circa 2.500 kcal per un atleta di 60 kg), poi comincia a scendere arrivando potenzialmente a una situazione di bilancio negativo.

Molto probabilmente il dato medio indicato da Uhlenbruck è modulato dalle caratteristiche individuali del soggetto (cioè dalle sue difese immunitarie di base, esistono sedentari che non hanno mai fatto un’influenza!) ed è ragionevole presupporre che la curva del massimo beneficio possa andare dai 30 ai 100 km alla settimana. Rimanendo in questo intervallo, chi corre con la testa (e non solo con i piedi) dovrebbe porre particolare attenzione alla quantità di sport che ottimizza la sua risposta alle comuni infezioni.

Buona Corsa!

Antonella Balducci