QUANDO NON CORRERRE....

Scritto il 07/04/2023
da Antonella Balducci


Curioso sentirsi dire da chi ti dice di correre quando invece è meglio non farlo, no? Vero, ma, visto che correre dovrebbe essere sempre un divertimento, è meglio minimizzare o annullare le possibilità che qualcosa lo impedisca.

A volerla dire tutta, questo articolo dovrebbe intitolarsi “Quando (sarebbe meglio) non correre”. Inutile specificare che se si è infortunati o ammalati in forma seria è tassativo non farlo, ma in questo caso ci addentriamo in quella zona grigia di malessere appena percepito o comunque non invalidante. Un raffreddore, un dolorino, qualcosa di contenuto e sopportabile tanto da credere che “correrci su”, come si suol dire, sia un’idea ragionevole.

Piccoli dolori o patologie respiratorie più o meno leggere possono infatti essere sia un sintomo di niente di particolare che di qualcosa di più grave ma colto all’inizio. In altre parole: è meglio non trascurare mai alcuni segnali che il corpo ci manda, per quanto apparentemente poco rilevanti possano apparire.

Da cosa riguardarsi allora? A cosa prestare attenzione? Senza dimenticare che il dolore è il modo con cui il tuo corpo ti manda segnali, ecco qui la lista.

1. Quando hai il raffreddore o peggio

 

Se è vero che esiste la regola del collo (cioè: se il malessere o la congestione sono localizzati sopra o sotto la gola), è altrettanto vero che può trattarsi di un sintomo leggero e risolvibile in pochi giorni come anche l’inizio di qualcosa di più serio. Un leggero raffreddore insomma non dovrebbe impedirti di correre ma se associato a sintomi “al di sotto del collo” come tosse o patologie gastrointestinali, febbre o altro è meglio imporsi uno stop di qualche giorno. Se non altro per valutare se i sintomi più grandi sono passeggeri o perduranti.

Lo so: fermarsi alcuni giorni è difficile quando stai seguendo un programma di allenamento ma, qualora si trattasse di qualcosa di più grave, una corsa – che mette sotto stress il corpo – potrebbe aggravare lo stato di salute, prolungando i giorni di fermo, ormai diventati di malattia vera e propria. Diciamo che è meglio fermarsi volontariamente per 1-2 giorni che essere forzati a farlo per molto più tempo a causa di una patologia trascurata.

2. Quando hai un dolore acuto

Tired young female athlete pausing at a trail competition

Parlavamo di segnali del corpo, giusto? Quelli localizzati, specialmente nella parte bassa del corpo – quindi piedi, caviglie, polpacci, ginocchia e su, fino ai glutei – sono un segnale evidente di sofferenza di qualche tessuto muscolare o articolare.

Le patologie di cui si può soffrire possono riempire un intero catalogo, partendo dal piede e salendo: fascite plantare, vesciche, infiammazioni croniche, ginocchia, sindrome del piriforme. Come detto, può trattarsi di dolori passeggeri ma anche di sintomi di qualcosa di più grave. Per non sbagliare, fermarsi qualche giorno e valutare se scompaiono da soli è la strategia migliore.

3. Quando hai un dolore persistente

Alcuni dei dolori localizzati citati prima possono protrarsi nel tempo, diventando da passeggeri a semipermanenti. A questi si possono poi aggiungere altri affanni localizzati in zone anche distanti. Ciò è dovuto al delicato equilibrio del nostro corpo, e in questo caso ci riferiamo al sistema muscolo-scheletrico che, per funzionare in maniera armonica, compensa carenze o traumi localizzati con l’intervento di altre parti del corpo.

Non è strano quindi che se è dolorante la gamba sinistra, dopo un po’ lo sia anche la destra che, per compensare, nel frattempo si è fatta carico dell’apporto mancante di quella sinistra.

4. Quando percepisci molta stanchezza

Tired track athlete lying down and feeling exhausted. Active, fit, competitive runner suffering from burnout, heatstroke in training exercise and workout practice. Man covering his face with his arms.

Se la stanchezza si fa sentire, è giunto il momento di staccare per un po’, magari saltando una o due sessioni di allenamento, recuperando nel frattempo forze, dormendo possibilmente quanto più si può.

Non dimenticare che allenarti con una grande stanchezza comporta prestazioni inferiori, che, a loro volta, generano frustrazione, fastidio e nervosismo. Alimentando alla fine una spirale perversa.

5. Quando c’è un’invasione di cavallette

Non ce la facciamo proprio a non fare gli stupidi ma questa ci tentava troppo. Se hai colto la citazione, bene; se non l’hai colta invece… ti prescriviamo un paio di giorni di riposo assoluto durante i quali guardare I Blues Brothers. Ovviamente.

Buon Lavoro!

Antonella Balducci