LA DIFFERENZA FRA FATICA REALE E QUELLA PERCEPITA....

Scritto il 01/12/2023
da Antonella Balducci


Partiamo da un presupposto magari banale ma necessario: per eccellere negli sport di resistenza e raggiungere gli obiettivi, è essenziale sostenere l’attività aerobica per un periodo prolungato. Non a caso la corsa è definito uno sport di resistenza. La resistenza ha una compagnia: la fatica. A cosa bisogna infatti resistere il più possibile: al desiderio/necessità di fermarsi, perché non ce la si fa più (o sembra di non farcela più). Ecco evidenziate due componenti fondamentali della resistenza: quella fisica e quella mentale. La buona notizia è che entrambe possono essere allenate.

Capire la fatica

Iniziamo ponendoci una domanda: durante l’allenamento o la gara senti di dover rallentare per un effettivo esaurimento energetico e muscolare o è la tua mente che raggiunge un punto in cui non può più sostenere lo sforzo fisico? Questa distinzione è cruciale, poiché spesso succede di interrompere l’attività prima di raggiungere un esaurimento fisico effettivo. Questa considerazione comporta che, per esempio, il vincitore in una competizione non sia necessariamente il più forte, ma spesso il più motivato, cioè quello più capace di leggere e interpretare la propria fatica fisica e mentale. Per aumentare la resistenza insomma non serve solo accrescere il carico di allenamento per abituare il corpo a sopportare più sforzo ma anche altro, tipo lavorare sull’aspetto mentale della fatica.

Il Self Talk

Chiamato così in inglese, tradotto è il dialogo interiore, ossia un efficace strumento per controllare la percezione dello sforzo. Sarai già abituato al dialogo interiore: se ci pensi ogni giorno e più volte al giorno prendi decisioni e spesso queste originano proprio dal dialogo che avviene nella tua mente. Questo può essere positivo o negativo. Quello positivo consiste nella capacità di raccogliere ed elaborare segnali positivi ed è particolarmente vantaggioso nelle discipline di resistenza. Devi ricorrere a questo dialogo di tipo positivo nei momenti critici della gara ma soprattutto devi svilupparlo in allenamento. Il suo scopo è quello di stimolare la motivazione e la fiducia in sé stessi.

Come praticarlo

Ti sei mai domandato se quando parli fra te e te ti rivolgi al te stesso “mentale” in prima o seconda persona? Per esempio dici “Dovrei fare quella cosa” o “dovresti fare quella cosa”? La differenza non è sottile perché è dimostrato che la seconda persona è più motivante della prima perché elimina la percezione di “raccontarsela” e conferisce autorevolezza a chi pronuncia i consigli, tipo “Ce la puoi fare a completare anche questo chilometro” o “Hai energia sufficiente per accelerare”.

Il risultato più evidente e dimostrato del self talk è la riduzione della fatica percepita, il che evidenzia che spesso la resa non è dovuta a un esaurimento energetico reale, ma alla percezione della fatica. Anche perché la mente, diciamocelo, è sempre molto attenta ad ascoltare un corpo che le dice che non ce la sta più facendo, mentre le costa più fatica convincerlo che ha ancora energia da spendere.

A questo punto avrai capito che per aumentare la resistenza il controllo della fatica deve essere aiutato dal lavoro psicologico. Essere mentalmente più forti e usare gli strumenti più efficaci per riuscirci come il self talk può insomma migliorare le prestazioni di resistenza anche a parità di condizione fisica. Un ultimo consiglio riguarda alcune frasi motivazionali che puoi introdurre nei tuoi allenamenti e sfruttare poi in gara. Possono essere le più diverse ma devono avere un significato per te. Può trattarsi anche di una fra o un modo di dire che ti alleggerisce e ti fa sorridere in un momento particolarmente difficile. La mia preferita è il “Dai dai dai” di Renè Ferretti di Boris. Non c’entra niente con la corsa ma ogni volta che immagino che a bordo strada ci sia Pannofino che mi incita a continuare mi fa sorridere molto e mi dà energia. DAI DAI DAI!

Buon Lavoro!

Antonella Balducci