Quando inizi ad allenarti con una certa regolarità, ti accorgi che qualcosa sta cambiando. Non solo il tuo corpo, ma anche il tuo rapporto con il cibo. Se prima una fetta di torta era colpa da espiare con dieci minuti in più di tapis roulant, adesso cominci a chiederti: “Quello che mangio mi fa bene o mi basta?”.
Ed è proprio lì che succede qualcosa di interessante: capisci che mangiare non è una punizione o una ricompensa, ma parte dell’allenamento.
Sì, mangiare è allenarsi.
Il grande fraintendimento: mangiare meno per migliorare
Il mito più duro a morire è che meno mangi, più sei in forma. Una visione che ha le radici in una cultura della privazione, quella che ti dice che devi soffrire per essere felice (pazzesco, eh?!), che devi stringere i denti per migliorare. E che ti fa guardare con sospetto anche un piatto di pasta, come se fosse un tradimento alla tua forza di volontà.
Eppure, se stai chiedendo di più al tuo corpo – che tu stia correndo, facendo yoga o sollevando pesi – è naturale che lui ti chieda più carburante. Non meno.
Il cibo è informazione
Ogni alimento è un messaggio. Gli dici se può costruire, riparare, sostenere. O se deve arrangiarsi con quello che trova, magari intaccando riserve e togliendo energie a funzioni vitali.
Quando ti alleni, il tuo corpo ha bisogno di proteine per ricostruire i muscoli, di carboidrati per fornire energia, di grassi (sì, anche quelli!) per funzionare correttamente, e di micronutrienti per tenere insieme tutto. Non è questione di “sgarrare” o “essere bravi”: è questione di funzionare bene.
Sfatiamo un po’ di miti
1. Allenarsi a digiuno fa bruciare più grassi.
Vero in parte. Il corpo può usare i grassi come fonte di energia se non ci sono zuccheri disponibili, ma questo non significa che sia la scelta più efficace o salutare. Specialmente se l’allenamento è intenso, potresti trovarti stanco, svuotato o incapace di recuperare bene.
2. Più proteine = più muscoli.
Anche qui: dipende. Le proteine sono fondamentali, ma il corpo ne può utilizzare solo una certa quantità. Il resto? Viene eliminato o trasformato in energia, ma non in muscoli. Equilibrio è la parola magica.
3. I carboidrati sono il nemico.
No. Sono la principale fonte di energia per l’esercizio fisico. Eliminarli o ridurli drasticamente può renderti meno performante e influire anche sull’umore (ciao, serotonina!).
4. Dopo l’allenamento si può mangiare di tutto.
Anche no. La cosiddetta Finestra Metabolica esiste, ma non è un lasciapassare per abbuffarsi. Meglio privilegiare pasti bilanciati che aiutino il recupero, con proteine, carboidrati complessi e un po’ di grassi buoni.
Una guida pratica (e umana)
Niente bilance da cucina o grammature maniacali. Solo qualche principio base per ascoltare il corpo e rispondere alle sue esigenze, senza trasformare tutto in un’ossessione.
1. Ascolta la fame vera.
Allenarsi può alterare la percezione della fame: a volte aumenta, altre volte scompare. Cerca di distinguere tra fame fisica e fame nervosa. Come? Aspetta 10 minuti, bevi un bicchiere d’acqua, respira. Poi decidi.
2. Mangia “intorno” all’allenamento.
Prima: un piccolo spuntino con carboidrati facili da digerire (banana, pane con miele, datteri).
Dopo: un pasto completo entro un’ora, per sfruttare il momento in cui il corpo è più recettivo.
3. Diversifica.
Non esistono superfood magici o piani perfetti. Ma esiste la varietà: più colori nel piatto = più nutrienti. Un po’ come nelle playlist: se ascolti sempre la stessa canzone, ti stufi.
4. Concediti il piacere.
Mangiare non è solo funzionale. È cultura, relazione, emozione. Se diventa un campo di battaglia, perdi. Sempre. Sì, anche con la fame.
Allenarsi è anche nutrirsi
Più ti muovi, più il cibo smette di essere un problema e diventa una soluzione. Non serve mangiare meno. Serve mangiare meglio.
Serve a darti il permesso di costruire, non solo di consumare.
Come in quel pezzo dei Radiohead, “You do it to yourself, you do”. Ma stavolta, puoi anche decidere di volerti bene davvero.
Buon Lavoro!
Antonella Balducci