mmettilo, quando senti la parola “montagna”, la prima immagine che ti viene in mente non è quella di te che la scali correndo. Più probabilmente, ti immagini un rifugio accogliente, una sdraio al sole e te spalmato sopra. Ma se ti dicessi che la montagna può diventare la tua palestra a cielo aperto, un luogo dove mettere alla prova i tuoi limiti e scoprire una nuova dimensione della corsa?
Se pensi che correre in salita sia solo questione di forza e la discesa una passeggiata, è il momento di rivedere le tue convinzioni. La montagna e la collina non perdonano, ma in compenso insegnano moltissimo. E ti rendono un runner migliore anche in piano.
La salita: un’arte di equilibrio e potenza
La corsa in salita ti può sembrare un controsenso: cioè, come è possibile correre su una pendenza che è già faticoso percorrere a velocità di passeggiata? È ovvio che per riuscirci devi dimenticare la falcata ampia e rilassata dell’asfalto. Questo è il dominio del passo corto, anche perché è biomeccanicamente impossibile avere in salita la fluidità della corsa in piano.
Biomeccanica della salita
Correre in salita non è semplicemente “correre in piano ma più lentamente”, né tantomeno è c”orrere in piano, solo che il piano è inclinato”. È un’altra cosa. Per riuscirci innanzitutto devi inclinare il busto in avanti, così da spostare a portare più verso il terreno il baricentro; la falcata naturalmente si accorcia e l’appoggio si sposta sull’avampiede. Le articolazioni—ginocchio, anca e caviglia—si chiudono maggiormente durante l’appoggio e si aprono in fase di spinta, coinvolgendo muscoli come il vasto mediale, il gastrocnemio, i glutei e l’ileopsoas. In altre parole userai muscoli di cui non conoscevi il nome e, fino a poche parole fa, nemmeno l’esistenza.
Perché succede? In salita, la gravità diventa la tua nemica numero uno. Ogni metro guadagnato è una battaglia vinta contro la forza che ti tira indietro, verso valle. Questo significa un maggiore coinvolgimento dei muscoli delle gambe, soprattutto quadricipiti e polpacci, e un aumento della frequenza cardiaca.
Come affrontare la salita
Il contesto è diverso, la superficie su cui corri non c’entra con l’asfalto a cui hai fatto l’abitudine e soprattutto stai correndo non solo spostandoti nello spazio ma anche salendo verso l’alto. Come riuscirci?
- Tieni un passo corto e frequente: immagina di essere un metronomo umano, mantieni un ritmo costante e non cercare di fare passi troppo lunghi.
- Usa le braccia: oscillale energicamente per darti slancio, come se stessi remando su una barca. Aiutarsi con i bastoncini è consentito e anzi consigliato, anche perché ti aiuta a scaricare il peso non solo sulle gambe (che hanno già i loro problemi a portarti in quota)
- Busto leggermente inclinato in avanti, ma non esagerare, altrimenti sprecherai energie preziose.
- Sguardo in avanti: non fissare i tuoi piedi, ma guarda la strada che ti aspetta. Solo così puoi individuare con sufficiente anticipo il tipo di terreno su cui poggerai i piedi qualche metro dopo.
Allenare la salita

La corsa in salita è ottima anche per sostituire o potenziare le ripetute, dato che ne replica l’effetto, potenziandolo. Quali lavori di potenza puoi fare salendo o per prepararti alla corsa in salita?
- Sprint in salita: brevi ma intensi, per potenziare la forza esplosiva.
- Salite lunghe a ritmo costante: per sviluppare resistenza e tecnica.
- Esercizi di potenziamento: affondi, step-up e squat per rinforzare la catena posteriore.
La discesa: come una danza
La corsa in discesa è una delle più travisate, poiché, essendo “a favore di gravità” (nel senso che la si pratica nella direzione della gravità stessa, che quindi collabora) può diventare tua alleata, a patto di saperla gestire per non trasformarla in una caduta libera. Tra l’altro si tratta di anche di un tipo di corsa erroneamente ritenuta “più facile e rilassante”. Non lo è affatto, tanto che molti trail runner descrivono le parti in discesa delle loro gare come quelle più spesso più difficili (anche perché è richiesta una notevole tecnica per non farsi male o finire fuori strada).
Biomeccanica della discesa
In discesa, la tentazione è lasciarsi andare. Ma attenzione: la fase aerea si allunga, l’appoggio tende a spostarsi sul tallone per mantenere l’equilibrio e le articolazioni subiscono maggiori sollecitazioni. Per meglio bilanciare i pesi e le forze, è consigliato fare qualcosa di controintuitivo, ossia mantenere il busto leggermente inclinato in avanti, atterrando con il mesopiede e tenendo le ginocchia flessibili per ridurre l’impatto.
In discesa, l’impatto sulle articolazioni aumenta infatti notevolmente. Ogni passo è una frenata, un tentativo di controllare la forza che ti spinge verso il basso. Questo può mettere a dura prova ginocchia e caviglie (ecco perché dicevamo che è altrettanto, se non più faticoso).
Come affrontare la discesa

Anche per la corsa in discesa esistono tecniche e consigli
- Usa un passo corto e agile: non cercare di allungare la falcata, ma mantieni un ritmo veloce e controllato.
- Mantieni le ginocchia leggermente flesse: questo ti aiuterà ad ammortizzare l’impatto.
- Tieni il busto leggermente inclinato in avanti e non frenare con i talloni, ma cerca di atterrare con la parte centrale del piede (mesopiede).
- Tieni lo sguardo in avanti e concentrati: presta attenzione al terreno e anticipa i movimenti.
- Postura eretta e rilassata: evita di inclinarti all’indietro.
E la corsa in piano cosa c’entra?
Ti avevamo promesso che correre in montagna ti avrebbe aiutato anche per la corsa in piano. Ecco allora spiegato perché.
Quella in salita:
- Potenzia i muscoli: rafforzando quadricipiti, polpacci e glutei con un carico maggiore rispetto al piano, crea una “riserva di forza” che rende più facile ed efficiente correre su superfici piane.
- Migliora il gesto atletico poiché spinge naturalmente all’appoggio sull’avampiede e a una spinta più efficace, abitudini che, trasferite sul piano, ti aiutano a correre in modo più efficiente e meno dispendioso in termini energetici.
- Incrementa la potenza: le ripetute in salita sono uno dei migliori allenamenti per sviluppare potenza e forza esplosiva, qualità che si traducono in una maggiore velocità e in un passo più scattante su terreno pianeggiante.
- Fa bene al cuore, dato che l’intensità della corsa in salita aumenta significativamente lo sforzo cardiaco, migliorando la capacità aerobica e la soglia anaerobica – parametri fondamentali per le prestazioni in piano.
Quella in discesa:
- Allena i muscoli eccentricamente: cioè allungandoli mentre sono sotto tensione, sviluppando così una forza specifica che migliora la resistenza muscolare anche sul piano.
- Migliora l’economia di corsa dato che insegna a controllare il corpo in discesa anche dal punto di vista propriocettivo, affinando così la coordinazione e l’efficienza del gesto atletico, qualità che puoi sfruttare anche nella corsa in piano.
- Aumenta la resistenza alla fatica neuromuscolare, dato che le discese allenano il sistema nervoso a gestire meglio l’affaticamento, permettendo di mantenere una tecnica efficace anche quando sei stanco nelle corse su terreno pianeggiante.
- Rafforza legamenti e tendini: dato che le sollecitazioni controllate della discesa rafforzano le strutture connettivali, riducendo il rischio di infortuni anche nella corsa in piano.
- Aumenta la velocità di reazione, derivante dall’abitudine a gestire il piede in discesa in funzione dell’appoggio; su strada questa velocità diventa una falcata più scattante e rapida sul piano.
La combinazione di allenamenti in salita e discesa fa di te un runner più completo, più forte fisicamente e tecnicamente più efficiente. Se hai occasione di correre in montagna insomma, sai di poterti creare una “sovracapacità” che rende la corsa in piano più facile e sostenibile, soprattutto nelle fasi finali di una gara, quando quindi la fatica si fa sentire.
Non a caso, molti dei migliori runner su strada includono regolarmente allenamenti in salita e, quando possibile, anche in discesa nella loro preparazione, proprio per sfruttare questi specifici benefici.