Succede sempre così: bastano poche settimane di sole deciso e il mondo – fuori dai nostri ambienti climatizzati – diventa una fornace. Tu, che magari fino a un mese fa correvi spavaldo a ritmo costante, ora ti ritrovi a sbuffare come una vecchia locomotiva a vapore, con le gambe che non ne vogliono sapere di girare come dovrebbero. Ti chiedi: sono io che sto peggiorando o è davvero colpa del caldo?
La risposta è molto semplice: è fisiologico. E la prossima volta che ti troverai a temere che stai diventando improvvisamente scarso, saprai che non è così.
Il termostato interno che ci rallenta
Quando corri, il tuo corpo produce calore. Tanto. Secondo l’American College of Sports Medicine (ACSM), fino all’80% dell’energia prodotta durante la corsa viene dissipato sotto forma di calore. Un meccanismo molto efficiente, se consideri che noi esseri umani siamo una specie fatta per sudare.
Il sudore è la nostra aria condizionata naturale: evaporando, raffredda la pelle e abbassa la temperatura interna. Ma quando l’aria è già calda e umida, questo processo rallenta. L’evaporazione è meno efficiente e il corpo accumula calore.
Risultato? Il sistema nervoso autonomo manda segnali per ridurre lo sforzo e proteggere l’organismo.
Il cervello fa il suo mestiere (anche se a noi non piace)
Come funziona tutto questo? Lo spiega bene il Journal of Applied Physiology quando afferma che la fatica non è solo una questione muscolare ma anche (e soprattutto) una percezione regolata dal cervello. Quando la temperatura corporea sale troppo, il cervello attiva un meccanismo di autoprotezione: rallenta i segnali ai muscoli per evitare surriscaldamenti pericolosi.
In pratica, non sei tu che “non hai più gamba”: è il tuo sistema nervoso che ti sta letteralmente salvando la vita, quasi imponendoti di rallentare.
Imparare a leggere i segnali
Come capire se stai rallentando per il caldo e non per mancanza di forma? Ecco alcuni segnali chiari:
- Aumento della percezione dello sforzo: a parità di ritmo, ti sembra di faticare di più.
- Battito cardiaco più alto: anche correndo piano, i battiti salgono.
- Sudorazione abbondante (o a volte ridotta, se sei già molto disidratato/a).
- Sensazione di affaticamento precoce rispetto a quanto sei abituato/a.
In questi casi, è normale e saggio rallentare. Accettarlo ti eviterà inutili frustrazioni.
Non è il momento di fare il personal best
Spesso si dimentica che la performance nella corsa d’estate non può essere la stessa che in primavera o in autunno. Le condizioni ambientali contano tantissimo.
Per ogni grado sopra i 20°C, il tempo sui 10 km può peggiorare di circa l’1-2%. Su distanze più lunghe l’effetto è ancora più marcato. E no, non è questione di forza di volontà: è pura fisiologia.
Anche i top runner lo sanno bene: nelle gare estive raramente si punta al record. Piuttosto si adatta la strategia, accettando che ci sarà da gestire più che da spingere.
Ascoltare, adattare, accettare
La parola chiave è proprio questa: accettare. Il caldo ti sta facendo rallentare? Bene. È normale. Il corpo ti sta parlando. Tu puoi scegliere se ascoltarlo e vivere un allenamento comunque prezioso, oppure intestardirti e rischiare di finire spompato (o peggio, di stare male).
Personalmente, ogni estate mi trovo a riscoprire questo dialogo. I ritmi calano, il battito sale, il sudore diventa il vero compagno di corsa. Ma c’è qualcosa di bello in tutto questo: imparare a conoscersi, a prendersi cura di sé, a capire che il progresso non passa solo dai numeri sul cronometro.
Quindi la prossima volta che uscirai a correre e il caldo ti sembrerà un muro invisibile, ricorda: non sei tu che stai andando piano. È il corpo che lavora per te, non contro di te.