Oggi ci mettiamo comodi. Anzi, mettiamoci pure in pigiama, tanto oggi parliamo di quell’attività che consideriamo un optional di lusso quando il calendario degli allenamenti stringe. Parliamo di sonno, quell’attività apparentemente passiva che troppo spesso sacrifichiamo sull’altare del “un altro chilometro” o “un altro episodio di quella serie che tanto dura solo 45 minuti” (e poi sono le tre del mattino).
Spesso si loda la capacità dei atleti professionisti di allenarsi senza risparmiarsi più volte al giorno e ogni giorno, ma anche la vita del runner amatore non è mica da meno: a volte è un tetris diabolico. Sveglie all’alba per infilare l’allenamento prima che il resto del mondo ti risucchi, riunioni interminabili, spesa al volo, cena, e alla fine la vittima sacrificale è sempre lui: il sonno. Come se fosse un accessorio opzionale e non un componente fondamentale della tua orchestra metabolica.
Il tuo corpo è un’orchestra
Immagina il tuo corpo come un’orchestra sinfonica: ogni sezione deve essere accordata alla perfezione per creare armonia. Ognuno deve seguire le indicazioni del direttore. Che nel nostro caso è il sonno, cioè quello che tiene a bada i violini degli ormoni e i fiati del metabolismo. Quando il direttore manca dalle prove, la prima sezione a stonare è proprio il metabolismo. E l’equilibrio del peso ne risente subito.
Per anni abbiamo sentito il mantra: “mangia meno, muoviti di più”. Oltre che semplicistico, è pure incompleto. Manca il terzo incomodo, quello silenzioso che agisce nell’ombra (letteralmente): il sonno.
Grelina e leptina: i comandanti della fame
Pensa al tuo corpo come una centrale di comando, dove lavorano due omini particolarmente importanti quando si parla di fame e sazietà: grelina e leptina.
La grelina è quello che suona il campanello della fame, insistente come un venditore porta a porta, che ti dice “mangia, mangia, ORA!”. La leptina, invece, è quella più posata, che dopo aver mangiato ti sussurra “ok, per adesso basta, siamo a posto”. Funziona un po’ come il serbatoio della benzina: la leptina comunica quanto è pieno.
Quando dormi poco, questa coppia di omini impazzisce: la grelina (fame) aumenta, la leptina (sazietà) diminuisce. Il risultato? Hai più fame del solito, e soprattutto, hai una voglia matta di cibi che, diciamo, non rientrano esattamente nella categoria “insalata di quinoa con tofu grigliato”. Parliamo di zuccheri, grassi, il comfort food che ti abbraccia l’anima (e allarga il girovita).
Il tuo cervello, stanco, è meno bravo a contrastare le tentazioni. È come se la parte razionale andasse in pausa pranzo prolungata, lasciando al comando quella impulsiva che urla “VOGLIO IL GELATO ADESSO!” (sostituisci con la tua tentazione preferita). E così, quasi senza accorgertene, mangi di più. Centinaia di calorie in più al giorno. E non calorie utili come carburante per la corsa, ma quelle che si trasferiscono nel tuo tessuto adiposo, con contratto d’affitto a lungo termine.
Non è solo questione di fame
Non finisce qui. La mancanza di sonno stressa il corpo. E lo stress ha un nome ormonale: cortisolo. Il cortisolo alto in forma cronica non solo ti rende nervoso ma dice al tuo corpo “ehi, c’è un’emergenza (anche se l’emergenza è solo che hai visto un’intera serie in una notte), metti via le scorte!”.
Dove le mette via volentieri? Sulla pancia, sotto forma di quel grasso viscerale che è anche pericoloso per la salute. In più, il tuo corpo diventa meno bravo a gestire gli zuccheri nel sangue, dato che si riduce la sensibilità all’insulina, che è un po’ come avere un’automobile con un problema al carburatore: non brucia bene il carburante, e quello in eccesso rimane in circolo. Tutto questo quadretto poco simpatico somiglia molto all’anticamera della sindrome metabolica.
Ma stando svegli non si brucia di più?
Abbiamo appurato che la privazione di sonno aumenta l’apporto calorico, ma ora sorge un dubbio: non è che per caso, stando svegli di più, bruciamo anche di più? Bella domanda. Apparentemente potrebbe sembrare di sì: stare svegli richiede leggermente più energia rispetto a dormire. Ma parliamo di una goccia nell’oceano rispetto alle centinaia di calorie che probabilmente ingurgiti in più a causa di fame, voglie e scelte alimentari discutibili. La differenza – è semplice capirlo – è che da svegli si mangia mentre dormendo puoi solo dormire. Le calorie in più bruciate nella veglia sono compensate (e spesso azzerate) da quello che mangi in più nel mentre.
E poi c’è il fattore “voglia di fare”. Quando sei stanco, hai voglia di allenarti? Di fare la spesa per cucinare qualcosa di sano? O di sprofondare sul divano e dimenticare chi sei? Esatto. Meno energia, meno voglia di muoversi (anche la semplice “attività non associabile all’esercizio”, tipo gesticolare o alzarsi per prendere il telecomando), meno calorie bruciate. Il bilancio è quasi sempre in rosso (sul versante peso, ovviamente).
Quante ore devi/dovresti dormire
Quindi, quante ore ci vogliono? Sette. Almeno sette. Le linee guida delle società scientifiche raccomandano che gli adulti tra i 18 e i 60 anni dormano 7 o più ore per notte regolarmente. La National Sleep Foundation è un po’ più generosa, parla di 7-9 ore per gli adulti. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) pure.
Certo, c’è una variabilità individuale, c’è chi con 7 ore sta benissimo e chi ha bisogno di almeno 9. Ma se ti senti perennemente stanco e ricorri a caffè a secchiate solo per arrivare a sera, forse non stai dormendo abbastanza.
E occhio alla regolarità. Non serve a molto fare la “nottata di recupero” nel weekend dormendo fino a mezzogiorno, se poi durante la settimana dormi quando capita. È come pensare di compensare una settimana di hamburger e birra con un’insalata la domenica. Meglio cercare di di dormire sempre lo stesso numero di ore, anche meno del necessario (cioè anche meno delle 7 consigliate) che tentare recuperi impossibili. Del resto, la matematica spiega facilmente che, se il sistema del recupero nel fine settimana funzionasse, perdendo 2 ore al giorno di sonno (dormendone insomma 5 invece che 7), tra sabato e domenica dovresti dormire almeno 17 ore (le 10 da recuperare più le 7 della nottata). È come l’allenamento: la costanza paga, anche a letto.
Come investire nel sonno
Cosa si fa, quindi? Si investe nel sonno. Serve disciplina, un po’ come con la corsa.
- Stabilisci una routine per andare a letto e svegliarti, più o meno sempre alla stessa ora.
- Crea un rituale pre-sonno rilassante: bagno caldo, leggere (un libro vero, non uno schermo che ti spara luce blu negli occhi), ascoltare musica tranquilla.
- Fai della tua camera da letto un tempio del riposo: buia, silenziosa, fresca.
- Evita caffè e alcol la sera, e pasti pesanti troppo vicino all’ora di coricarsi.
- L’esercizio fisico? Fa benissimo al sonno, ma non farlo ad alta intensità proprio prima di infilarti sotto le coperte.
- Se proprio non riesci a prendere sonno, alzati per un po’ e fai qualcosa di tranquillo, non stare lì a rigirarti e a fissare il soffitto con odio.
Allenarsi con il cuscino
Il sonno non è un accessorio, non è un lusso. È un pilastro, proprio come mangiare bene e muoverti. Del resto ti ripetiamo ossessivamente che la preparazione si basa sulla triade allenamento alimentazione e recupero. Trascurarlo non ti fa guadagnare tempo, ti fa perdere efficienza, lucidità e sì, rende molto più difficile mantenere il peso forma. Influenza i tuoi ormoni, il tuo cervello, il tuo metabolismo, e la tua voglia di fare fatica.
Quindi, la prossima volta che pensi di tagliare un’ora di sonno per fare chissà cosa, fermati un attimo. Quell’ora, investita nel cuscino, potrebbe essere l’allenamento più efficace che fai per il tuo peso e il tuo benessere generale. Il sonno è il tuo coach segreto, quello che lavora nell’ombra mentre tu non fai assolutamente nulla. E direi che è un affare niente male: dimagrire dormendo. Se non è questa la definizione di efficienza, non so cosa possa esserlo.
Dormire non è essere pigri, è essere strategici. È sapere quando fermarsi per poi andare più veloce. Come in maratona: chi sa gestirsi alla fine vince.
Buon Lavoro!
Antonella Balducci